Poniamo ad esempio il caso di avere acquistato mille azioni dal costo unitario di 1 euro. Se dopo 10 anni le stesse azioni valgono 2 euro, significa che il valore delle mie azioni è passato da 1.000 a 2.000 euro. Questa plusvalenza, per il momento, è latente, nel senso che non si è ancora tradotta materialmente in un aumento del mio capitale, almeno fintanto che io non venda tali azioni. Di fatto, il valore potrebbe precipitare da un momento all’altro, annullando la plusvalenza o addirittura portando ad una minusvalenza, che appunto si verifica quando il valore di acquisto è maggiore del valore di mercato.
Per questo motivo non si può basare un bilancio su una plusvalenza latente, perché non essendo ancora un’entrata effettiva, potrebbe portare in futuro ad insolvenze, in quanto il valore di mercato è, come accennato, fluttuante, e potrebbe salire come scendere. Come risulta chiaro, la differenza è tra i valori economici e quelli finanziari, che non sempre risultano coincidenti.
Si passa dalla plusvalenza latente alla plusvalenza vera e propria nel momento in cui la differenza positiva viene invece realizzata. Poniamo il caso di aver acquistato un appartamento per 500.000 euro, e di rivenderlo dopo qualche anno ad 800.000. La differenza positiva realizzata è la plusvalenza. Essendosi essa a questo punto tradotta in una vera e propria entrata, è normalmente anche soggetta a tassazione.