Esiste una differenza tra associazione riconosciuta e associazione non riconosciuta, per cui si distinguono anche la disciplina e le conseguenze giuridiche che le caratterizzano.
La prima, l’associazione riconosciuta, possiede piena capacità giuridica: questo significa che è un centro di imputazione di diritti e obblighi del tutto distinto dagli individui associati. Oltre a ciò ha anche piena autonomia patrimoniale, per cui i creditori dell’associazione possono giovare solamente del patrimonio di quest’ultima, senza poter attingere dal patrimonio del presidente o dei membri del consiglio direttivo.
Il processo di riconoscimento è tuttavia molto complesso e oneroso, difatti, come già accennato precedentemente, l’atto costitutivo e lo statuto vanno preparati sotto forma di atto pubblico. Il procedimento di riconoscimento va poi inviato in prefettura o alla regione. Il patrimonio indispensabile perché un’associazione venga riconosciuta va dai 15.000 euro ai 50.000 euro, e funge da garanzia dei creditori dell'associazione. Naturalmente il patrimonio non rientra nella disponibilità personale dei soci fondatori.
Per quanto riguarda l’associazione non riconosciuta, si tratta della categoria più diffusa. Ad oggi possiede anch’essa una capacità giuridica piena, tuttavia non ha un’autonomia patrimoniale perfetta: ciò comporta che si tratta di enti sprovvisti di personalità giuridica le cui responsabilità in sede civile, amministrativa, penale ed economico-finanziaria vanno a ricadere su coloro che hanno agito per conto dell’associazione. Si parla comunque di soggetti di diritto, autonomi rispetto ai soci, dotati di un eventuale patrimonio (il cosiddetto fondo comune).
Per la costituzione di un’associazione non riconosciuta basta semplicemente sottoporre l’atto a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate. L’associazione non riconosciuta può quindi beneficiare di tutte le agevolazioni fiscali o dei finanziamenti previsti dalla legge e dalla normativa tributaria a favore degli enti no profit.