Fair value: cosa si nasconde dietro questo valore

Il fair value rientra tra i principi contabili internazionali IAS/IFRS che possono venir utilizzati nell’UE a partire dal 2002, anche se la loro applicazione non è immediata, ma passa attraverso un iter ben preciso. Con questo concetto, che significa “valore equo”, si fa una stima del prezzo di un bene o servizio sulla base di diversi fattori che servono ad individuarne il giusto valore. Solitamente a questo corrisponde il prezzo di mercato. Sfruttando questa nozione, gli investitori e gli altri partner al momento della valutazione di un’azienda riescono a capire se il bene o il servizio sia redditizio nel lungo periodo. Nel bilancio annuale il fair value si dimostra un indicatore efficace per determinare successi futuri.

Che cos’è il fair value?

L’International Financial Reporting Standard 13 definisce il fair value come il prezzo che nel caso di un business strutturato viene accettato dai partecipanti al mercato alla data di valutazione durante la vendita di un bene o il valore che sarebbe da pagare per un debito. Perciò viene riconosciuto che la transazione avvenga sul mercato principale o su quello più vantaggioso per il bene o il debito. Inoltre si parte dal presupposto che le parti in causa agiscano nei loro migliori interessi economici.

Per il calcolo del fair value bisogna applicare dei procedimenti appropriati per i quali sono disponibili dei dati sufficienti. Tra i procedimenti più importanti per l’individuazione di questo valore nell’IFRS 13.62 entrano in gioco il metodo basato sulla valutazione del mercato, il metodo del costo e il metodo reddituale.

I parametri che devono essere presi in considerazione nel calcolo del fair value seguono una gerarchia:

  • Sul livello 1 ci sono i prezzi per beni identici o debiti (prezzi di mercato).
  • I parametri di base del livello 2 sono i prezzi diretti o indiretti per i beni o i debiti identici o simili (valori di confronto).
  • I parametri di base del livello 3 sono i prezzi per i beni o i debiti che non possono essere analizzati (valori approssimativi).

Le aziende hanno l’obbligo di fornire informazioni esaurienti sul fair value calcolato. Così deve essere chiaro quale procedimento di valutazione e quali parametri di base sono stati utilizzati, e anche quali siano le informazioni necessarie sui fondi patrimoniali e i debiti presi in considerazione. Inoltre, contestualmente, è da rilevare in quale misura le valutazioni sulla base dei parametri del livello 3 abbiano avuto delle ripercussioni sui ricavi e sulle perdite reali.

Gli obiettivi nella determinazione del fair value

Il fair value deve assegnare un’oggettività maggiore alle informazioni presenti nel bilancio annuale, trasparenza e rilevanza. Visto che questo concetto è un metro di valutazione commerciale, per le aziende non subentrano delle conseguenze dal punto di vista tributario. Il vantaggio maggiore è la sua attualità che deriva dalla valutazione approssimativa dei fondi patrimoniali e dei debiti. I dati storici come i costi di produzione e di realizzazione, che altrimenti servirebbero come barometro, non possono offrire un contenuto informativo attuale.

Per gli investitori futuri, ma anche per quelli attuali o per altri partner commerciali, sono di conseguenza i valori correnti la migliore possibilità per valutare le prospettive di successo di un’attività. Inoltre il calcolo del fair value serve da base per classificare i flussi di cassa futuri.

Quando si deve indicare il valore corrente?

Essendo il fair value un metro di valutazione importante, gioca un ruolo decisivo sia nella valutazione della perseguibilità che in quella successiva. Viene quindi individuato alla data di accesso di un bene o di un debito e calcolato nuovamente regolarmente, qualora reso necessario per via di ricavi e perdite decisive. Specialmente per i seguenti beni e debiti è obbligatorio il calcolo del fair value:

  • per tutti i beni che sono parte di un’attività a servizio del piano (ad esempio un piano pensionistico aziendale);
  • accantonamenti pensionistici, a patto che il suo ammontare si orienti in base al fair value dei titoli e quest’ultimo si trovi al di sopra del valore minimo garantito;
  • per beni, debiti, conti attivi e passivi, e conti speciali che sono collegati alla gestione di un’impresa affiliata, dove rappresentano delle eccezioni gli accantonamenti e le tasse prorogate;
  • per beni, debiti, conti attivi e passivi, e conti speciali che derivano dalla partecipazione di aziende esterne (limitata ai costi di realizzazione), dove rappresentano delle eccezioni gli accantonamenti e le tasse prorogate.

Si arriva ad una valutazione soprattutto nei primi due casi. Nel caso di beni immateriali, il calcolo del valore corrente è di solito un’opzione solo nel caso in cui la ricerca possa venir differenziata in maniera univoca dallo sviluppo.

Calcolo del fair value: le tre tecniche a confronto

Per determinare il valore corrente, sono importanti soprattutto tre procedimenti, come scritto prima. Mentre il metodo della valutazione di mercato (Market Approach) mira direttamente al mercato di riferimento e considera i parametri di base dei primi due livelli nella valutazione del fair value, il metodo del costo (Cost Approach) e il metodo reddituale (Income Approach) determinano il fair value sulla base di criteri di valutazione presenti sul terzo livello della gerarchia. Nei paragrafi successivi ottenete maggiori informazioni sui diversi approcci e scoprite per quali situazioni sono particolarmente adatti questi metodi.

Il metodo della valutazione di mercato (Market Approach)

Nel metodo della valutazione di mercato si tratta di un procedimento di calcolo orientato al mercato, in cui si distingue tra l’utilizzo diretto dei prezzi comuni di mercato e l’utilizzo di analogie per la determinazione del fair value. Nel primo caso il prezzo di mercato reale serve come mezzo di orientamento per determinare il valore corrente, premesso che il mercato in cui si opera sia un mercato attivo, per il quale devono essere soddisfatti tre punti:

  1. I beni trattati devono essere per la maggior parte omogenei (svincolati da riferimenti spaziali o materiali rispetto ai partecipanti al mercato).
  2. Di solito si trovano venditori e acquirenti disponibili in ogni momento.
  3. I prezzi dei beni trattati sono disponibili pubblicamente.

Nel secondo caso non c’è un prezzo di mercato concreto per il bene da classificare, perciò viene determinato il fair value basandosi su beni comparabili. A questo scopo i valori di confronto vengono modificati in modo corrispondente, ad esempio tramite premi e sconti. È possibile anche l’utilizzo di moltiplicatori che sono combinati al volume del fatturato o dei risultati. Per via della buona comprensibilità, il metodo della valutazione di mercato è il procedimento di determinazione da preferire per il valore corrente. Però spesso l’applicazione di questa tecnica è impossibile in presenza di dati insufficienti, perché in tal caso non si conoscono né il prezzo di mercato reale né i valori comparabili.

Il metodo reddituale (Income Approach)

Con il metodo reddituale si fanno delle previsioni sul reddito futuro di un’azienda, considerando diversi fattori, per poi attualizzare il valore con il reddito corrente. Il presupposto di questo approccio è il tasso di sconto di tutti i flussi di cassa (cash flow) rilevanti con un interesse di rischio equivalente alla data di valutazione. Così, combinando anche i valori per l’ammontare e la durata dei flussi di cassa, si può infine individuare il fair value. Per fare ciò ci sono i seguenti procedimenti:

  • Metodo indiretto del flusso di cassa: il valore viene determinato tramite la somma dei futuri importi, che possono venire attribuiti ai rispettivi beni. Ciò accade direttamente sotto forma di flussi di cassa.
  • Metodo del prezzo di rivendita: nel metodo del prezzo di rivendita, il fair value viene calcolato tramite costi di licenza futuri che devono essere pagati a terzi per usufruire di un bene. Così il metodo di licenza correlato viene moltiplicato con il fatturato.
  • Metodo del residuo: il pensiero di base di questo metodo è che il bene da valutare del corrispettivo introito viene assegnato come introito residuo. Perciò è necessario detrarre i flussi di cassa di tutti gli altri beni (materiali e immateriali) dal reddito complessivo.
  • Metodo del valore aggiunto: nel caso del metodo del valore aggiunto si tratta di determinare le modifiche dei flussi di cassa futuri grazie a risparmi sui costi o ricavati che vengono generati tramite beni immateriali. Per la determinazione vengono presi in considerazione i flussi di cassa di un’azienda simile che non ha in giacenza il bene da verificare.

Il problema di tutti gli approcci reddituali è che i parametri essenziali nella valutazione del corrispettivo bene sono influenzabili o manipolabili da stime soggettive. Sono particolarmente difficili da comprendere e oggettivizzare l’ammontare e la durata dei flussi di cassa rilevanti.

Metodo del costo (Cost Approach)

Il metodo del costo comprende due approcci per la determinazione del valore corrente, cioè i costi di produzione e il metodo della sostituzione. Nel metodo dei costi di produzione, il fair value si compone di tutti i costi che sono necessari per rappresentare il valore uno ad uno, quando vengono applicate risorse e misure identiche. Il metodo della sostituzione mira anche ai costi che ci sarebbero nella generazione del valore del bene (in caso di un utilizzo identico). A differenza del metodo dei costi di produzione viene perciò accettato in questo caso che vengano utilizzati rispettivamente le risorse e i metodi attuali.

I costi che fanno parte della valutazione sono sia costi diretti che flussi di cassa, oltre che costi complessivi e costi di opportunità, come prestiti per le imprese. Se l’oggetto da verificare è già stato valutato precedentemente, va determinato e detratto anche il valore delle perdite economiche derivate venuto a crearsi nel frattempo, così da poter effettuare il calcolo definitivo del fair value. I punti di forza del metodo del costo risiedono nella comprensibilità e nella verificabilità dei criteri di valutazione, anche se il processo di produzione per molti oggetti immateriali è difficile da realizzare. Un altro problema consiste nell’impossibilità di rappresentare la futura resa commerciale.

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