Ma il domain grabbing nella politica non è una pratica nuova. Già nei primi anni 2000 l’assicurarsi i domini che si potevano ascrivere più o meno chiaramente a un generico partito o a un politico era una tattica diffusa. Così in Germania il sito di Angela Merkel reindirizzava a quello di un famoso politico dell’SPD. Particolarmente attivo in questo senso fu nelle elezioni del 2002 anche il partito Verdi (Grünen), che prese di mira soprattutto l’allora candidato alla cancelleria Edmund Stoiber. Associate al suo nome c’erano diverse pagine che servivano come contro pubblicità, ad esempio quella “stoiber-for-bundeskanzler.de” (letteralmente “stoiber-come-cancelliere.de”).
Ma i Verdi non tenevano d’occhio solo i domini liberi, che poi reindirizzavano a pagine contro il partito avversario, ma avevano anche preso delle precauzioni contro possibili contrattacchi. Il loro slogan di allora era “Grün wirkt“ (letteralmente “i Verdi agiscono”) e preventivamente bloccarono anche il dominio “grün-würgt.de” (letteralmente “i verdi strangolano”), in modo tale che gli altri partiti non avessero la possibilità di farlo.
Un altro esempio di domain grabbing nella politica tedesca ha avuto come vittime il partito dei Pirati (Piraten) nel 2012. Il giovane partito aveva bloccato per la campagna elettorale a Ratingen solo i domini “piratenpartei-ratingen.de” e “piratingen.de” commettendo un errore fondamentale, soprattutto per un partito che aveva fatto della sua affinità con Internet e del focus sulla politica in rete temi centrali della sua campagna elettorale. Sottovalutando l’ingegnosità dei vecchi partiti, la CDU locale di Ratingen registrò i seguenti domini: “piratenparteiratingen.de”, “piratenratingen.de” e “piraten-ratingen.de” e impostò un reindirizzamento al sito della CDU. Su richiesta la CDU ha rilasciato di nuovo i domini, ma si trattava comunque di una piccola vittoria sul giovane partito, battuto con le sue stesse armi.
Anche la campagna elettorale austriaca offre aneddoti simili. Ad esempio, una sorpresa decisamente poco piacevole è toccata a Richard Lugner, imprenditore edile di spicco, definito spesso dai media anche come “lo Hugh Hefner austriaco”. Nel 2016 ambiva alla carica di presidente, ma il dominio con il suo nome “richardlugner.at” se lo era già garantito qualcun altro che usava l’indirizzo per fare pubblicità a una pillola contro l’impotenza. Anche altri candidati, tra i quali Norber Hofer, sono stati vittima di attacchi di domain grabbing simili.