Anche agli albori di Internet gli utenti riuscivano a comunicare tra loro soltanto tramite le cosiddette bacheche dei messaggi. Queste prime pagine di Internet, simili a un pannello informativo, erano suddivise in aree designate. In alcuni punti gli utenti potevano scambiare file, in altri comunicare tra loro tramite chat e nelle aree notizie potevano leggere documenti, notizie o avvisi pubblici (“post”). Gli utenti di queste bacheche elettroniche acquisivano diritti utente diversificati in base alle attività. Ciò che un utente poteva fare sulla bacheca, a quali chat room aveva accesso o se e quali file poteva caricare, dipendeva in maniera determinante dal suo status. Gli utenti con lo status di élite avevano accesso a tutte le funzionalità della bacheca.
Questa tradizione di status di élite per utenti di Internet particolarmente attivi ed esperti è stata ironicamente assunta da sviluppatori, programmatori e hacker. Per distinguere gli utenti con status di élite dai normali utenti di Internet è diventata d’uso comune l’espressione “leet”, abbreviazione e corruzione della parola inglese “elite” per élite. In tale contesto la grafia con la doppia “e” è da intendersi come deformazione parodistica della parola da parte dei creatori di parole.
Sulle prime bacheche di messaggi gli amministratori hanno utilizzato spesso filtri che impedivano l’uso di determinate parole. Se gli utenti nelle chat room parlavano di “hacking” o “cracking”, ovvero dell’ingresso non autorizzato nei sistemi informatici altrui, i filtri ne bloccavano i contenuti. L’élite degli internauti, che per natura provenivano da circoli di sviluppatori e programmatori, era tuttavia molto interessata alle discussioni su questi argomenti. Quindi per eludere i filtri gli utenti hanno sviluppato il leet speak, nel quale le lettere sono sostituite da numeri e caratteri speciali equivalenti. I filtri potevano riconoscere e bloccare facilmente parole proibite come “hacker” o “ass”, ma avevano difficoltà nell’identificare “H4x0r“ o “@$$“.
E che cosa significano esattamente le cifre 1337? Semplice, se ogni cifra viene riflessa lungo l’asse verticale, con un po’ di fantasia è possibile leggere la parola “LEET”.
Volete vedere il leet speak con i vostri occhi? Google vi offre la sua interfaccia di ricerca anche in una spiritosa edizione Leet. Lì il pulsante “I am feeling lucky” viene visualizzato come “EyE Am ph33|1n6 |u(ky”. E lì i risultati di ricerca possono essere filtrati anche per “immagini” e “video”. Nella versione in leet di Google questi pulsanti si chiamano “Im4635“ e “v1D302“.