Di base, qualsiasi gestore di un sito web può mettere a disposizione la propria pagina per il posizionamento di annunci. Perché la superficie pubblicitaria disponibile venga retribuita adeguatamente, si necessita di una grandezza digitalmente misurabile. Per questo motivo si è affermato il CPC (Cost Per Click) come unità di misura comune, soprattutto perché il tracking di click sulle pagine web è molto facile da installare. Il gestore delle pagine ottiene una provvigione da parte dell’esercente pubblicitario per ogni click sul prodotto posizionato sulla pagina.
I costi per ogni click sono differenti e dipendono da numerose variabili. Per gli esercenti pubblicitari contano, tra gli altri, la qualità della pagina sulla quale compare la pubblicità, e soprattutto il suo raggio d’azione. Anche la natura del mezzo pubblicitario è decisivo, come anche il posizionamento sulla pagina web. Per gli editori, oltre alla qualità e al raggio d’azione del proprio sito web, anche il CTR (Click Through Rate) rappresenta un fattore fondamentale per determinare la retribuzione. In più, anche la rilevanza dei propri contenuti gioca un ruolo per gli annunci proposti. La quantità di CPC viene stabilita sia dall’editore che dall’advertiser.
Differentemente dal classico affiliate marketing, per i modelli CPC è solo il click sul mezzo pubblicitario a decidere, indipendentemente dal fatto che l’utente ordini o meno. Alcuni provider calcolano anche il CPM (Cost Per Mille), per cui ci si concentra esclusivamente sulle Ad Impressions, ovvero le impressioni, che sono le visualizzazioni da parte degli utenti.
Inoltre sempre più spesso grandi programmi passano da una retribuzione per click o CPM a una provvigione percentuale in caso di acquisto effettivo. In questo caso l’editore viene quindi solamente retribuito nel caso in cui l’advertiser ottenga guadagni tramite gli annunci pubblicitari, ad esempio con il 10 % dell’intero carrello.