Il concetto alla base dell’archiviazione dei dati è quello di mettere in sicurezza i file o intere cartelle e di salvarle in un luogo sicuro, spesso in forma compressa. Per motivi di sicurezza dei dati, sin da subito è stata attribuita una grande importanza all’archiviazione negli ambienti server: originariamente i dati sul server venivano salvati su nastri magnetici, un sistema di backup che viene ancora utilizzato in presenza di grandi quantità di dati.
Per gestire questo procedimento di archiviazione nella maniera più efficiente possibile, per i sistemi UNIX è stato sviluppato già nel 1979 il pacchetto tar (in inglese tape archiver, letteralmente “Archivio su nastro”) grazie al quale si possono comprimere in un unico file dati e cartelle, per poi poterli ripristinare. È da notare che i permessi utente rimangono gli stessi, a patto che il file di origine e quello di destinazione supportino i permessi dei sistemi Unix e Linux.
Per ottenere ulteriore spazio durante il processo di archiviazione, i file .tar vengono spesso anche compressi con diversi strumenti come gzip, bzip2 o lzop. Ma in cosa si differenziano i singoli programmi di compressione e i vari formati? E perché tar è ancora molto importante nei sistemi Linux?