Nella fattispecie, questo processo interessa l’utilizzo commerciale degli hyperlink e fa riferimento al fatto che un gestore di siti web abbia consapevolmente linkato per ben due volte dei contenuti che violavano il diritto di copyright. Chiaramente però le sue conseguenze vanno ben oltre il caso singolo.
Infatti è facile presupporre come d’ora in poi questo renda l’utilizzo di collegamenti su siti esterni molto meno attraente per i gestori di siti web: l’obbligo di verifica aumenta non di poco la mole di lavoro. Inoltre tali conseguenze potrebbero risultare catastrofiche per i blogger, in particolare per quelli che sì traggono un guadagno dal proprio blog, ma alquanto limitato. Per loro la pubblicazione di link verso siti web esterni risulterebbe infatti troppo rischiosa e quindi non economicamente vantaggiosa; costringendoli perciò a rinunciare al link in questione.
Oltre ai blogger, ad accusare particolarmente il colpo potrebbero essere anche i siti giornalistici. Essi infatti, nonostante il loro ruolo informativo e sociale, rimangono comunque delle aziende a scopo di lucro, e in quanto tali dovrebbero attenersi a quanto appena detto. Anche in questo caso con gravi ripercussioni sulla mole di lavoro e sulla possibilità di condividere informazioni.
Un esperto di economia come Leonhard Dobusch ha inoltre tematizzato le conseguenze della sentenza della Corte europea per l’embedding di video online, come ad esempio da YouTube. Anche in questo caso è lecito pensare che i gestori di siti web in futuro dovranno controllare che i contenuti offerti non violino i diritti d’autore, prima di poterli inserire sulle proprie pagine.
È inoltre possibile prevedere che questa sentenza sfoci in una discussione che ha come oggetto la precisa differenza tra un utilizzo commerciale e non commerciale delle opere protette dai diritti d’autore. Infatti se i legislatori del caso dovessero orientarsi verso quello che è stato il verdetto della CGUE e considerare l’utilizzo privato di contenuti online differentemente dall’utilizzo mosso dal profitto, si potrebbe forse dare risposta ai numerosi problemi in materia di privacy non ancora risolti. Tuttavia è quasi inevitabile che si venga a creare una zona grigia tra i siti Internet commerciali e non commerciali.
Ma non tutto è da buttare. Infatti c’è anche chi si è espresso a favore della sentenza, poiché come spiegato dall’avvocato Alessandro La Rosa per l’Osservatorio Web Legalità, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha preferito garantire in questo modo un elevato livello di protezione agli autori del contenuto: