I cosiddetti web bugs, che vengono definiti anche gif 1x1 o pixel tag, posero le basi del Page Tagging (a differenza della classica analisi dei log) come metodo usato senza accedere ai dati del server. Dagli anni ’90 queste grafiche da 1 pixel, che furono aggiunte al codice HTML ed erano ancora visibili per i visitatori di siti web, fornivano una comoda soluzione per tracciare la frequenza di visualizzazione delle pagine. Se un utente richiamava la rispettiva pagina, veniva scaricato anche il pixel tag che si trovava su un server esterno. In questo modo anche i fornitori di servizi potevano essere incaricati della raccolta, della memorizzazione e dell’analisi dei dati.
Per la fine del millennio è stato ottimizzato il Page Tagging, collegando i pixel tag in modo non visibile e, inoltre, con il codiceJavaScript. Questi tag moderni continuano ancora ad essere inseriti nei documenti HTML osservati e forniscono informazioni aggiuntive sul client richiedente, cioè in genere sul browser del visitatore. In questo modo come gestori di siti web venite a sapere anche quale sistema operativo utilizza l’utente, da dove proviene e tramite quali parole chiave è finito sulla vostra pagina. Se il client che richiede la pagina disattiva JavaScript, viene scaricato solo il gif 1x1 e la visualizzazione della pagina viene per lo meno registrata.