L’Unified Extensible Firmware Interface presenta, tuttavia, anche degli svantaggi: la compatibilità di UEFI è limitata, in quanto supporta solo sistemi a 64 bit. Anche se questi ultimi sono sempre più popolari, i sistemi a 32 bit sono ancora diffusi, soprattutto nel mondo Windows. Determinante per la compatibilità limitata è la stretta integrazione tra la tecnologia di avvio e il partizionamento specifico del volume di sistema avviabile (unità di avvio). La combinazione di UEFI e dello stile di partizionamento GPT è possibile solo a livello di 64 bit. I computer meno recenti con sistemi operativi a 32 bit che utilizzano legacy BIOS non sono in grado di avviare dischi rigidi partizionati GPT.
Per aumentare la compatibilità UEFI, si utilizza il Compatibility Support Module (CSM). Ci si serve di tale modulo, ad esempio, se le versioni a 32 bit di Windows 7 o 8 devono essere eseguite su un hardware UEFI moderno. Il CSM consente, inoltre, l’esecuzione di diversi sistemi operativi su un computer. Con un sistema ad avvio multiplo, oltre ai sistemi operativi compatibili con UEFI, è possibile eseguire anche sistemi operativi meno recenti che richiedono necessariamente il classico legacy BIOS. In questo caso, un sistema operativo a 32 bit deve, tuttavia, utilizzare un supporto di avvio aggiuntivo, ad esempio un secondo disco rigido con Master Boot Record. Se necessario, quando si avvia il computer, il sistema desiderato viene selezionato attivamente nel menu del boot manager. Altre varianti del firmware regolano il processo automaticamente: innanzitutto, si ricerca un bootloader EFI più moderno. Se questo non è rintracciabile, durante il processo di avvio si ricorre direttamente al modulo CSM.
La compatibilità del legacy BIOS è, tuttavia, solo una soluzione transitoria. Intel sta attualmente esortando i produttori di computer a interrompere l’implementazione del CSM. Il processo sarà gradualmente eliminato per ridurre il codice BIOS UEFI e i costi dei test hardware. Inoltre, i computer che si avviano tramite il modulo CSM in modalità legacy non possono utilizzare la funzione Secure Boot specifica dell’UEFI e i relativi meccanismi di protezione da virus e manipolazioni indesiderate.
Come ulteriore svantaggio dell’UEFI, si menziona più frequentemente un certo rischio per la sicurezza. A causa della connessione di rete diretta in fase di avvio, il computer può infettarsi con un virus prima che i meccanismi di protezione del sistema operativo si attivino. Il pericolo è concreto: una prima lacuna di sicurezza dell’interfaccia è stata scoperta nel 2014 e nel 2018 gli esperti hanno identificato con LoJax il primo virus in-the-wild UEFI (ovvero in libera circolazione, al di fuori dal laboratorio).
Il seguente video fornisce una buona panoramica sulla UEFI BIOS: