In Italia il marketing su WhatsApp non gode di grande fama per svariati motivi, di conseguenza sono poche le aziende che se ne servono per raggiungere i clienti. Innanzitutto si tratta di una strategia piuttosto nuova nel marketing e per questo ancora acerba. Le aziende non sanno bene come muoversi e pare che ancora non vedano un grande potenziale nella piattaforma, per cui preferiscono investire soldi ed energia in campagne che si servono di canali tradizionali che portano sicuramente buoni frutti.
A questo timore di fronte al rischio di utilizzare un mezzo relativamente nuovo si aggiunge anche una vera e propria diffidenza da parte dei consumatori finali, i clienti. Questa sfiducia è del tutto legittima, visti i continui e infelici episodi di truffa avvenuti a danno di utenti WhatsApp: non è raro, infatti, che malintenzionati sfruttino l’app di messaggistica istantanea per inviare fantomatici premi, lotterie o offerte a persone ignare che finiscono per cadere nella trappola e si ritrovano senza credito telefonico o con il conto in banca svuotato.
Con simili premesse si fa presto ad allontanare le possibili prospettive di successo alle aziende curiose del nuovo canale, tanto da scoraggiarle del tutto dall’utilizzarlo. Tuttavia, per quanto i timori siano fondati, varrebbe la pena se non altro di dare una chance alla nuova strategia di comunicazione. Vista la praticità del servizio è auspicabile che sempre più aziende si interessino al contatto diretto via chat con il cliente, ma per fare ciò è necessaria fiducia da parte di entrambi.
Delle esigue possibilità italiane di abbonamento a una newsletter tramite WhatsApp solo alcune dimostrano di padroneggiare già perfettamente il canale, mentre la maggior parte ancora si trova nella fase di rodaggio: escludendo i servizi che addirittura non sono più attivi ma che sono ancora sponsorizzati online, ci sono alcuni che dimenticano il messaggio di conferma di abbonamento alla newsletter, per cui l’utente non sa se il servizio sia attivo o meno. Altri, invece, scelgono un registro inappropriato, magari troppo amichevole o diretto. Altri ancora inviano pochi messaggi scarni o, al contrario, prolissi, generalmente privi degli elementi chiave che aiutano a stimolare la lettura come emoji, link, immagini, ecc. In questi casi il margine di miglioramento è dunque ancora molto ampio.
Il panorama del marketing su WhatsApp che si prospetta al giorno d’oggi nel nostro paese vede quindi pochi protagonisti realmente competenti in materia: la manciata di newsletter esistenti tramite questo canale include principalmente portali secondari di notizie (per lo più locali), agenzie di viaggio online, siti web/blog di ricette, supermercati e qualche comune. Ve ne presentiamo alcuni.