Diritto di recesso: tutto ciò che c’è da sapere

Se la merce acquistata online non è di proprio gradimento gli acquirenti possono sempre contare sul diritto di recesso, comunemente chiamato anche diritto di ripensamento. In questo articolo scoprite che cosa stabilisce questo diritto, quali acquisti, gruppi merceologici e contratti riguarda e come esercitarlo correttamente, sia che voi siate acquirenti o venditori.

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Diritto di recesso: definizione e validità

Il diritto di recesso fa parte del Codice civile italiano ed è contenuto nel decreto legislativo n. 21/2014. Stabilisce che i clienti hanno il diritto di recedere dall’acquisto di merci e contratti entro 14 giorni dal ricevimento dell’ordine o dalla sottoscrizione, senza dover fornire alcun tipo di motivazione. Così facendo il cliente dichiara di fatto l’invalidità dell’accordo alla base dall’acquisto.

Questo diritto vale specificamente per gli acquisti effettuati online e non per quelli fatti nei negozi. Per questo secondo caso, infatti, il legislatore presume la possibilità del cliente di avere a disposizione il tempo necessario per stabilire se la merce o il contratto soddisfa il proprio gusto, se è della misura adatta, ecc. Tuttavia, di seguito vi spieghiamo anche in quali casi risulta possibile recedere da accordi fatti di persona in loco e per quali acquisti o prestazioni di servizi.

Durata del diritto di recesso

Come già accennato, per legge il diritto di recesso ha una durata di 14 giorni. Tuttavia, la data di decorrenza varia in base alla tipologia di acquisto effettuata.

Per quanto riguarda l’acquisto di beni materiali, i 14 giorni partono dal momento in cui l’acquirente entra in possesso dell’oggetto in questione. Nel caso in cui l’ordine riguardi più di un oggetto ma la consegna dei singoli beni avvenga in momenti distinti, il termine di quattordici giorni a disposizione del consumatore decorre dal ricevimento dell’ultimo oggetto ma vale anche per quelli consegnati precedentemente. Lo stesso vale per i contratti di consegna periodica o per ordini costituiti da più lotti o pezzi: i quattordici giorni decorrono dall’ultima consegna.

Per le prestazioni di servizio invece, le due settimane decorrono dalla conclusione del contratto. Lo stesso vale per le utenze di acqua e gas (eccetto nel caso in cui sia previsto un limite o una quantità prestabilita), teleriscaldamento e contratti di contenuto digitale la cui fornitura non avviene su supporto materiale.

N.B.

La possibilità di restituire la merce anche oltre lo scadere dell’intervallo di 14 giorni del diritto di recesso, a volte per periodi anche significativamente più lunghi, dipende dalla volontà del commerciante. Ovviamente con riferimento a merce priva di danni o difetti, altrimenti si entra nell’ambito della garanzia legale e commerciale.

Recesso: quali sono i contratti interessati

I contratti e gli acquisti dai quali è concesso recedere sono solo ed esclusivamente quelli conclusi a distanza o comunque al di fuori dei locali commerciali. Nella pratica quotidiana questo riguarda i seguenti canali di acquisto:

  • Internet
  • Telefono
  • Fax
  • Posta

In merito ai contratti conclusi al telefono viene specificato nel decreto-legge che il contratto è da considerarsi valido soltanto quando perfezionato. Perché ciò avvenga è necessario l’invio della conferma per iscritto da parte del professionista, che il cliente deve ricevere prima dell’inizio della fornitura del servizio o dei beni, o quantomeno prima della consegna. A questo punto il contratto può considerarsi stipulato e il diritto di recesso valido.

Tuttavia, ci sono anche dei contratti stipulati all’interno di locali commerciali per i quali vale comunque il diritto di ripensamento. Gli esempi più comuni sono: gli accordi presi sul posto di lavoro, in occasione di eventi, a domicilio o addirittura in strada.

N.B.

La norma relativa al diritto di ripensamento prevede diverse eccezioni più o meno specifiche in cui il diritto non può essere esercitato dal consumatore. Queste riguardano prevalentemente quelle situazioni in cui, per vari motivi, il servizio o il bene acquistato subisce delle variazioni al momento dell’apertura della confezione o nel breve periodo che intercorre dalla stipula del contratto di vendita alla scadenza dei 14 giorni. Potete trovare la lista completa delle eccezioni all’articolo 59 del decreto legislativo 21/2014.

Obbligo di informare il consumatore

Per legge chi vende beni e/o servizi ha l’obbligo di informare correttamente i (potenziali) consumatori del diritto di recesso. L’eventuale inottemperanza a tale dovere estende automaticamente la durata del periodo che l’acquirente o il fruitore di un servizio ha a disposizione per rispedire indietro e rinunciare ai beni o ai servizi ordinati. L’estensione è di dodici mesi che iniziano a partire dal termine dei quattordici giorni. Se però il diritto di recesso viene comunicato entro dodici mesi dalla conclusione del contratto, allora il consumatore ha a disposizione quattordici giorni che decorrono dalla ricezione della comunicazione.

Consiglio

Il posto migliore per riportare le regole relative al diritto di recesso è in fondo al sito web della vostra impresa, assieme ai termini e alle condizioni, alla tutela dei dati personali degli utenti e al Regolamento generale sulla protezione dei dati.

Qui di seguito riportiamo tre casistiche per chiarire ulteriormente l’obbligo di comunicazione del diritto di recesso.

Esempio 1: il consumatore effettua un ordine in data 1/2/2021. Il venditore/fornitore ha comunicato correttamente le informazioni riguardanti il diritto di recesso. La merce viene consegnata in data 10/2/2021. Il consumatore ha tempo fino al 24/2/2021 per ripensarci, comunicare il proprio ripensamento e rispedire la merce al mittente. Nel caso in cui si fosse trattato di una fornitura di servizi, i quattordici giorni sarebbero decorsi dalla conclusione del contratto (1/2/2021) e quindi terminati in data 15/2/2021.

Esempio 2: stesse condizioni dell’esempio precedente con la differenza che il professionista non ha correttamente comunicato le informazioni relative al diritto del consumatore in merito al recesso. In questo caso il diritto di recesso del consumatore si estende di dodici mesi a partire dallo scadere dei quattordici giorni canonici. La data ultima valida per ripensarci diventa quindi il 24/2/2022 per i beni e il 15/2/2022 per la fornitura di servizi.

Esempio 3: anche in questo caso il venditore/fornitore non ha adempiuto all’obbligo di comunicazione del diritto di recesso verso il consumatore, provocandone così l’estensione di dodici mesi. Tuttavia, resosene conto, il professionista provvede a informare il consumatore un mese dopo l’ordine effettuato da quest’ultimo, in data 1/3/2021. Così facendo, se non ancora esercitato, il diritto di ripensamento avrebbe durata di quattordici giorni dal giorno della comunicazione, ossia fino al 15/3/2021.

Consiglio

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Costi per servizi di fornitura di acqua, gas o elettricità e contenuti digitali

Per quanto riguarda la fornitura di servizi specifici quali l’acqua, il gas, l’elettricità e relativi ai contenuti digitali è bene specificare che il consumatore è esentato dal pagamento dei costi per la fornitura di questi servizi durante i 14 giorni di recesso se non ha espressamente acconsentito all’inizio dell’erogazione dei servizi prima del termine del periodo di recesso. Lo stesso vale, inoltre, nel caso in cui il fornitore del servizio abbia omesso di fornire informazioni sul diritto di recesso (acqua, gas, elettricità) o non abbia fatto pervenire al consumatore la conferma del contratto (contenuti digitali).

Come esercitare il diritto di recesso?

Come suggerisce il nome, il recesso da un contratto di acquisto di beni o servizi è un diritto. Tuttavia, il consumatore deve seguire un iter preciso per poter esercitarlo e ricevere il rimborso del pagamento effettuato.

N.B.

Qualora necessario, il consumatore è tenuto a dare prova di poter esercitare il diritto di ripensamento.

Per prima cosa il consumatore deve comunicare la propria decisione di esercitare il diritto di recesso. Sebbene esista un modulo apposito, è tuttavia sufficiente far pervenire una dichiarazione esplicita al fornitore del bene o del servizio. Il canale da usare può essere sia elettronico, come l’e-mail, che tradizionale. Una volta ricevuta la comunicazione il professionista ha l’obbligo di confermare l’avvenuta ricezione della comunicazione in breve tempo e può scegliere di richiedere al consumatore di compilare un modulo per il recesso.

N.B.

Per quanto riguarda la compilazione del modulo da parte del consumatore, il professionista ha facoltà di ricorrere sia al modulo previsto dal codice del consumo (parte B), sia di usarne uno direttamente sul proprio sito o anche di altro tipo.

Conseguenze del diritto di recesso

Una volta fatto valere il proprio diritto, il consumatore deve provvedere a rispedire indietro i beni acquistati entro 14 giorni dalla comunicazione al professionista. Il costo della spedizione è a proprio carico, a meno che diversamente specificato o nel caso in cui non sia stato affatto specificato (omissione d’informazione da parte del professionista).

A sua volta il professionista ha il dovere di rimborsare il cliente di tutti i costi, esclusi quello della spedizione in seguito al recesso ed eventuali costi aggiuntivi legati a un’opzione di consegna diversa da quella meno costosa. Il rimborso deve essere effettuato tramite lo stesso metodo di pagamento precedentemente utilizzato, a meno che questo comporti una spesa per il cliente o, di comune accordo con il professionista, il consumatore ne preferisca un altro.

Un ritardo nel rimborso è previsto soltanto nel caso in cui il venditore decida di ritirare la merce in questione. In questo caso, infatti, è possibile posticipare il rimborso sino al momento di rientro in possesso della merce. Se la consegna dei beni è stata fatta a domicilio e il consumatore non ha la possibilità di restituire i beni mezzo posta, il professionista ha l’obbligo di occuparsi del ritiro.

Il ripensamento di un acquisto di beni non contempla una diminuzione del rimborso, fatta eccezione nel caso in cui il consumatore abbia trattato il bene in oggetto in maniera diversa da quella strettamente necessaria per valutarne il funzionamento o che i beni acquistati soddisfino le aspettative.

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