Internet of Things: l’era in cui tutte le cose sono connesse

Finora non si è ancora affermata una definizione generale del termine “Internet of Things” (abbreviato in: IoT), ma esistono piuttosto molte diverse definizioni che variano nei dettagli. Comune a tutte queste è l’indicazione della connessione estesa di oggetti e macchine industriali tramite Internet con il nome di Internet of Things.

I dispositivi in questione ricevono in rete un’identità univoca (indirizzo) e si fanno carico di compiti completamente automatizzati: in questo modo possono ad esempio comunicare tra di loro oggetti semplici e anche indipendentemente dal controllo umano, dappertutto e in qualsiasi momento. Dotati solo di semplici sensori e processori, e collegati per mezzo della tecnologia di rete, rilevano dati sull’ambiente circostante, li analizzano e inoltrano le informazioni alle altre cose connesse.

Di conseguenza l’Internet of Things non si limita solo a complessi elettrodomestici high tech o ad auto che si guidano da sole, ma ci sono molte altre applicazioni: vestiti capaci di andare su Internet e bracciali per il fitness potrebbero ad esempio monitorare lo stato di salute di chi li indossa e inoltrare i valori rilevati per l’analisi direttamente al medico di famiglia. Ancora nell’agricoltura i sensori dell’umidità potrebbero ad esempio inviare il fabbisogno di acqua e di sostanze nutritive delle piante per uso industriale a un cloud. Insomma i campi di applicazione si estendono in lungo e in largo.

Che cos’è l’IoT?

L’Internet delle cose, l’equivalente italiano del termine “Internet of Things”, è strettamente correlato con una serie di sviluppi tecnologici e a concetti quali Ubiquitous Computing e IA (intelligenza artificiale). Un aspetto essenziale è che grazie all’IoT gli oggetti comuni possono diventare dispositivi che, identificabili con un indirizzo IP, rilevano stati tramite sensori e hanno delle memorie attraverso dei chip. Dei mini computer integrati li rendono in grado di controllarsi, di reagire all’ambiente circostante e di scambiare dati autonomamente. Ora sono persino in grado di riconoscere schemi, di generalizzare, di trarre conclusioni servendosi del machine learning e di procedere continuamente alla propria ottimizzazione.

Già una semplice tecnologia senza fili come RFID o Bluetooth basta per trasformare degli oggetti fisici in un sistema mittente-destinatario. Grazie a una più complessa tecnologia di comunicazione come quella 4G, i dispositivi collegati sono in grado di inoltrare a un cloud o a un altro dispositivo IoT grandi quantità di dati a distanza e senza disturbi.

L’Internet of Things si serve di diverse tecnologie. Non c’è infatti una definizione generale del termine, ma di solito le seguenti caratteristiche vengono associate all’IoT:

  • Raccolta, memorizzazione ed elaborazione dei dati (ad esempio: un termostato misura automaticamente la temperatura della stanza)
  • Comunicazione tra i diversi dispositivi (direttamente o per mezzo di un cloud)
  • Interconnessione (ad esempio tramite connessione Bluetooth a Internet)
  • Ubiquità (i dispositivi connessi vengono utilizzati quasi dappertutto)
  • Controllo autonomo (determinate azioni e scenari innescano una reazione, senza che debba essere provocata manualmente: un fornello elettrico passa ad esempio in stand-by, dopo che il cibo ha raggiunto la temperatura desiderata)
  • Capacità di autoapprendimento (ad esempio: le luci che si connettono a Internet analizzano l’intensità della luce desiderata e in seguito la regolano automaticamente).

Quali tecnologie si nascondono dietro l’Internet delle cose?

Chi volesse comprendere il principio da cui scaturisce l’Internet of Things non può fare a meno di cimentarsi con le nozioni di base della tecnologia. Sia le tecnologie di informazioni e comunicazioni affermate da tempo che le nuove consentono teoricamente già da ora l’Internet delle cose. Ma per fare in modo che una connessione diffusa si trasformi davvero in realtà, si dovrebbero ampliare delle determinate tecnologie.

Per connettere i dispositivi in maniera estesa, trasmettere i dati velocemente e senza disturbi, analizzarli e poter risolvere il problema dei big data, devono ancora essere superati alcuni ostacoli: infatti l’IoT richiede un Internet mobile estremamente performante, che potrebbe gestire l’immenso volume di dati che va di pari passo con la connessione delle macchine e dei più diversi elettrodomestici.

Per questo motivo molti sviluppatori ripongono grande speranza nella nuova generazione di telefonia mobile 5G che supera di molto i vecchi standard per quanto riguarda il tasso di dati al secondo. Secondo l’UE qui si possono visionare i passaggi previsti nel PDF) entro il 2025 tutte le grandi città e le principali vie di traffico di tutti i paesi membri dell’UE dovranno avere il 5G. Il programma originario prevedeva l’adozione entro il 2020, ma gli esperti ritengono più probabile il passaggio nel 2025. Indipendentemente dalla data precisa, il 5G non sembra più un futuro così lontano.

Semplici mezzi come la tecnologia RFID e il codice QR bastano per identificare gli oggetti e raccogliere le informazioni sugli stati fisici e memorizzarli in una rete, come è già il caso ad esempio nel tracciamento dei pacchetti dei servizi di logistica e di come è stato nella gestione dell’inventario. Se si tratta di analizzare automaticamente dati complessi e di controllarli autonomamente, le cose devono disporre del relativo hardware. Ciò accade secondo il principio M2M (Machine-to-Machine). Il termine M2M indica un sistema mittente-destinatario per lo scambio automatico di informazioni tra due dispositivi. È formato da diversi componenti e nel settore della logistica nella gestione a distanza dei dispositivi potrebbe presentarsi in questo modo:

  • Mittente o end-point dei dati – esempio: un montacarichi con sensore di misurazione dei movimenti invia segnali GPS
  • Tecnologia della trasmissione – reti senza fili come UMTS, HSPA, LTE, 5G
  • Destinatario o punto d’integrazione dei dati – esempio: il server di un’azienda di logistica interpreta i parametri tecnici della macchina da controllare come messaggio di errore
  • Applicazione intermedia – esempio: API (in italiano “interfaccia di programmazione di un’applicazione”) supporta le macchine del destinatario connesse, per valutare i dati e innescare operazioni.

I seguenti elementi rientrano nell’architettura tecnica dell’Internet of Things:

  • Sensori: gli oggetti quotidiani o i dispositivi che sono dotati di sensori, dispongono ad esempio di misuratori che rilevano gli stati fisici o chimici. Misurano la temperatura, la pressione, la luminosità, l’umidità, il valore del pH o il movimento. Per rendere utilizzabili in digitale i risultati di misurazione, li convertono in segnali elettrici. Così il sensore di luminosità di uno smartphone misura l’intensità della luce dell’ambiente. Con queste informazioni il display può adattarsi al grado di luminosità.
     
  • RFID (Radio Frequency Identification): questa tecnologia consente l’identificazione di un oggetto per mezzo delle onde elettromagnetiche, senza che venga toccato. Per fare in modo che un dispositivo di lettura lo possa riconoscere e localizzare, l’oggetto riceve un’etichetta radio così come un codice univoco. I sistemi RFID hanno una portata fino a 100 metri. Un esempio di applicazione si riscontra nel settore della logistica, in cui al momento del trasporto i container sono meglio localizzabili tramite RFID.
     
  • Tecniche di localizzazione: GPS, Wi-Fi e Bluetooth coprono distanze ancora maggiori e trasmettono più informazioni. In questo modo può venire ad esempio mostrato il locale più vicino nella ricerca dei ristoranti effettuata sullo smartphone.
     
  • Reti senza fili: per un ampio Internet delle cose c’è bisogno di molto di più che della Near Field Communication e di vie di trasmissione brevi come quella del Wi-Fi. Le più importanti tecnologie di trasmissione si basano sulla telefonia mobile con gli standard 3G (UMTS) e 4G (LTE), anche se non sono istantanee. Per garantire la gestione di un alto volume di dati e una trasmissione in tempo reale è necessario impiegare una nuova generazione. In futuro i seguenti standard dovrebbero accelerare la connessione:
    • 5G: la quinta generazione dello standard di telefonia mobile consentirà un grande salto in avanti in termini di sviluppo. Il 5G gestisce 10.000 megabit al secondo ed è perciò cento volte più veloce dell’LTE. Per quanto riguarda la capacità supera di gran lunga quella dell’LTE. Tramite il 5G la maggior parte delle applicazioni potranno funzionare in tempo reale. In questo modo il 5G costituisce ad esempio la base per le auto che si guidano da sole nelle città intelligenti. Inoltre si possono caricare in tempo reale i grandi pacchetti dei film in Full HD.
       
    • NarrowBand-IoT (NB-IoT): questa è una tecnologia senza fili ugualmente innovativa. Anche se trasmette solo piccole quantità di dati, si contraddistingue per altri vantaggi: grazie a un’elevata potenza del segnale raggiunge anche luoghi meno accessibili, ad esempio dispositivi che si trovano sottoterra o in zone dalle pareti strette. La tecnologia funziona per molto tempo e consente un elevato risparmio energetico. Grazie a questa gli incaricati potrebbero ad esempio effettuare la manutenzione ai termosifoni in cantina che non vengono alimentati da elettricità esterna, o controllare a distanza l’illuminazione delle strade.
       
  • Cloud: anche queste reti di elaborazione di dati e di memorie virtuali sono essenziali per l’infrastruttura di un ampio Internet delle cose. Il cloud consente ad esempio di immagazzinare la memoria delle cose connesse e di aumentare la loro capacità di memoria.
     
  • Embedded Computing: i microprocessori e i sistemi di computer leggeri funzionano solo in combinazione con altri dispositivi. Per questo motivo non hanno bisogno di elevate prestazioni hardware e software e sono adatti per realizzare dei sistemi controllati autonomamente a partire da piccoli oggetti quotidiani.

Qual è lo scopo di IoT?

L’internet of Things potrebbe semplificare tutti gli ambiti della nostra vita. La prospettiva di una vita di tutti i giorni più confortevole, di un’economia e di una gestione più efficiente, di un traffico stradale più sicuro, di un’energia ecologica e di una vita più sana accelera il suo sviluppo. Le macchine del caffè che funzionano da sole, una produzione industriale che reagisce istantaneamente alle richieste, auto che si guidano da sole e braccialetti per il fitness che riconoscono subito le malattie e le segnalano…le possibilità di utilizzo riguardano i più diversi ambiti dell’esistenza.

Sulla base dei dati raccolti dalle macchine connesse si possono pianificare meglio molte attività. Proprio in combinazione con sistemi di intelligenza artificiale gli oggetti collegati funzionano tramite IoT in modo più affidabile e soprattutto più velocemente degli esseri umani.

Nel settore medico l’Internet delle cose potrebbe consentire di raccogliere i dati dei pazienti, di redigere su queste basi delle diagnosi esatte e di controllare costantemente lo stato di salute, in molti casi non ci sarebbe neanche bisogno che gli interessati consultino un medico.

Le cose connesse a Internet, che si scambiano continuamente informazioni tra di loro e sono in grado di apprendere, di prevedere dei rischi anche senza che l’uomo faccia niente, intervengono regolarmente e ottimizzano i procedimenti. Le macchine che riescono a provvedere alla propria manutenzione da sole o che pianificano in una fabbrica i processi di produzione in tempo reale permettono di risparmiare sia in termini di tempo che di costi. I termosifoni o i sensori che si controllano da soli, che segnalano il fabbisogno esatto di acqua e fertilizzanti, sono inoltre responsabili per un utilizzo delle risorse più ecosostenibili e più efficienti.

Tramite l’ampliamento dell’infrastruttura digitale potrebbe sorgere in futuro un sistema sofisticato e ampio, che pervade tutti i settori e gli ambiti della vita, regolandosi interamente da solo.

Fatto

L’Internet of Things cresce velocemente. L’azienda Gartner, specializzata in analisi di mercato prevede che nel 2020 ci saranno ben 20,4 miliardi di dispositivi IoT.

Elettrodomestici e città intelligenti: come IoT cambia il nostro stile di vita

La rivoluzione del quotidiano tramite l’Internet of Things ci attende. Come l’IoT cambierà la nostra vita, si può finora solo intravedere. Infatti non tutti per ora abitano in una Smart Home o utilizzano i wearables, i dispositivi indossabili. Le innovazioni come i sistemi di cassa automatizzati, le videocamere di sorveglianza intelligenti e le fabbriche che funzionano autonomamente nel quotidiano rimangono, invece, quasi invisibili o sullo sfondo. Un Internet of Things esteso significherebbe essere costantemente circondati da sistemi di computer che raccolgono dati e se li scambiano su Internet. Se si utilizzano dispositivi simili dentro le mura domestiche, questi si imporranno completamente nella sfera privata.

Una Smart Home presenta anche moltissimi vantaggi per chi la abita: sulla base dei dati personali e delle attività compiute agisce proattivamente e agevola diversi procedimenti quotidiani. Gli elettrodomestici si regolano da soli e non richiedono nessun controllo. Un fornello che si spegne da solo o una porta di casa che si chiude automaticamente garantiscono più sicurezza.

Molti dispositivi connessi possono anche reagire agli schemi di comportamento: un braccialetto per il fitness sprona per esempio a uno stile di vita salutare e allarma l’utente non appena rileva poco movimento. Tuttavia le esigenze degli esseri umani sono solo parzialmente calcolabili e prevedibili. Inoltre riguardo a questa tecnologia si pone la domanda: che cosa succede se le cose dettano sempre di più il nostro stile di vita? In futuro come progetteranno le assicurazioni sanitarie private le loro tariffe se hanno accesso al vostro programma personale di fitness che non è in linea con i loro criteri di buona salute?

Non si interessano di queste domande solo gli esperti di etica. Anche gli esperti IT discutono dei potenziali lati oscuri dell’IoT e riflettono su una sorta di giuramento di Ippocrate per sviluppatori web.

Una cosa è sicura: i dispositivi di Smart Home già disponibili sono oltremodo pratici. Serve da esempio il termostato che impara da solo creato da Nest, un’azienda rilevata da Google. Questo dispositivo si ricorda le abitudini dell’inquilino e regola la temperatura autonomamente, poi un rilevatore di movimenti integrato registra se c’è qualcuno a casa e spegne i termosifoni se non c’è nessuno. Così si risparmia sui costi, non si sprecano inutilmente le risorse energetiche e aumenta il comfort a casa. Se qualcuno esce prima dal lavoro, si può preriscaldare l’appartamento a distanza.

Quello che sarà possibile in un futuro prossimo nell’ambito pubblico, è mostrato già in alcune città con innovazioni IoT testate. Se queste dovessero essere impostate a livello globale, l’Internet of Things potrebbe rimodellare il mondo dei trasporti, il traffico stradale, il servizio della nettezza urbana e molto altro in maniera più efficiente. Si realizzerebbe un’infrastruttura completa interconnessa di lampioni stradali, contenitori dei rifiuti, semafori e facciate di case, che raccolgono dati tramite sensori.

Nella città spagnola Santander la Smart City è ormai realtà. Nelle strette strade del centro città migliaia di sensori misurano il traffico. Un’app informa sulle strade più trafficate e indirizza gli automobilisti a un parcheggio libero. Ad Amsterdam i lampioni stradali garantiscono la giusta illuminazione e se non ci sono pedoni e auto nelle vicinanze si spengono. Così si riduce l’inquinamento acustico e si risparmia sui costi energetici.

La base per una quarta rivoluzione industriale

Che cos’è l’IoT? Che cosa significa industria 4.0? Dopo che le macchine a vapore, la catena di montaggio e la digitalizzazione hanno cambiato profondamente il settore delle industrie, l’Internet delle cose è il motore di una quarta rivoluzione industriale. Le fabbriche intelligenti con impianti che organizzano da soli l’intero processo di produzione preannunciano già da ora una nuova epoca. Queste fabbriche accelerano la produzione, aumentano l’efficienza e risparmiano sui costi. In una fabbrica connessa i chip RFID segnalano ad esempio i materiali previsti e quale macchina è responsabile per il prossimo passaggio del processo di elaborazione. Tramite sensori le macchine rimandano a punti critici. Inoltre segnalano eventuali richieste di riparazioni o di materiale, di modo che ogni processo si svolga facilmente.

Opportunità e rischi dell’industria 4.0 e del marketing digitale

L’Internet of Things è adatto per l’ottimizzazione di tutte le fasi di produzione di un prodotto. Inoltre potrebbe perfezionare tutti i servizi coinvolti, dallo sviluppo dei prodotti passando per la commercializzazione fino alla consegna e al riciclo. Ancora le macchine connesse tra di loro e autoapprendenti consentono di concentrarsi meglio sulle esigenze personalizzate dei clienti. Per la realizzazione di prodotti personalizzati non deve quindi avvenire ogni volta un controllo umano o un ammodernamento degli impianti. Specialmente nel caso di articoli venduti in piccole quantità ne può valere la pena: Adidas per esempio produce già in questo modo delle scarpe da tennis personalizzate.

L’Internet delle cose ha del potenziale anche nell’ambito del marketing. Così il commercio al dettaglio approfitta ad esempio del targeting in base al luogo. I cosiddetti iBeacons inviano segnali agli smartphone che informano sulle offerte speciali o indirizzano i venditori dei prodotti bio direttamente alle relative offerte. Le macchinette automatiche delle bibite che si connettono a Internet sono in grado di segnalare quando sono vuote o di inviare una segnalazione di guasto. Se i sensori misurano le temperature estive, i prezzi delle bibite possono essere modificati automaticamente in base all’aumento previsto della richiesta.

Un altro esempio sono le bottiglie intelligenti del produttore di whisky Johnnie Walker. Queste bottiglie sono sviluppate in modo tale che comunichino tramite NFC (Near Field Communication) con il cellulare dell’acquirente. I sensori applicati sull’etichetta della bottiglia raccolgono informazioni. In questo modo l’azienda può seguire tutto il processo di consegna e comprendere il Customer Journey completo.

I sensori registrano se la bottiglia è chiusa o è stata aperta. In base a queste informazioni l’acquirente riceve tramite il cellulare le informazioni sui prodotti o i consigli per gustare a pieno il whisky. Ciò crea un incentivo aggiuntivo per l’acquisto e migliora l’esperienza con il prodotto. Le cose connesse sono quindi in grado di raccogliere dati durante tutto il ciclo di vita del prodotto e di collegarsi tra di loro. Considerando i dati dei consumatori acquisiti, potete trasmettere i giusti messaggi pubblicitari.

Il potenziale economico dell’Internet of Things è quindi enorme. Secondo uno studio di McKinsey, l’IoT dovrebbe portare all’economia ben 11,1 bilioni di dollari in più nel 2025.

Tuttavia l’industria 4.0 comporta anche alcuni rischi: una connessione completa offre agli hacker innumerevoli punti di attacco e aumenta il rischio di violazione della privacy e dello spionaggio industriale. Se i processi di produzione e la manutenzione delle macchine viene delegata alle macchine, gli uomini saranno sempre meno necessari come forza lavoro; ciò non riguarda solo attività monotone e pericolose, ma anche lavori in cui moltissime persone sono attualmente impiegate.

Gli esperti non sono però d’accordo in quali settori e in quale misura l’IoT rinnoverà il mondo del lavoro. Da una parte la digitalizzazione crea nuovi posti di lavoro e i dispositivi intelligenti riescono a sostituire gli umani in molti settori, anche solo sbrigando una funzione di assistenza; dall’altra alcuni economisti calcolano che l’industria 4.0 andrà di pari passo con una completa eliminazione dei posti di lavoro. Il ricercatore di economia Andrew McAfee del rinomato Institute of Technology del Massachusetts (MIT) prevede ad esempio che entro la metà del secolo circa la metà di tutti i posti di lavoro attuali verranno tagliati. È giunto a un risultato simile anche uno studio dell’università di Oxford, visionabile in PDF a questo indirizzo.

Utilizzo per scopi medici

L’Internet of Things rivoluzionerà anche il settore medico. I wearables misurano parametri medici importanti: se il ritmo del cuore o l’indice glicemico non sono nella norma, avvisano ad esempio i pazienti malati di cuore o i diabetici. Ma i wearables sono solo una possibilità di utilizzare preventivamente l’IoT. Anche i procedimenti diagnostici vengono portati a un altro livello con l’IoT. Inoltre i dispositivi medici che si connettono a Internet migliorano la prevenzione stazionaria e ambulante.

Prevenzione sulla salute e diagnosi

I dispositivi IoT utilizzati preventivamente controllano la temperatura corporea, analizzano la frequenza del respiro, valutano la composizione chimica del sudore e realizzano un elettrocardiogramma, teoricamente possibile 24 ore su 24. La base di questa analisi di prevenzione permanente è formata ad esempio dai wearables dotati di sensori come braccialetti e vestiti, spazzolini che analizzano la saliva o smartphone. Specialmente i pazienti affetti da patologie croniche beneficiano da un controllo regolare delle funzioni importanti del corpo.

Così si possono salvare vite nei casi di emergenza. In presenza di chiari segnali del corpo permettono di risparmiare su appuntamenti superflui dai dottori e diminuiscono i casi di emergenza negli ospedali. Nel caso di malattie gravi con decorso lento migliorano il riconoscimento preventivo e in questa maniera vengono trattati meglio i problemi di salute riconosciuti in tempo.

I fitness tracker misurano i passi e il consumo di calorie di chi lo utilizza, prevenendo così il sovrappeso e la mancanza di movimento. I dispositivi collegati fanno appello alla propria responsabilità e promuovono uno stile di vita sano. Ciò ripaga nel lungo periodo, apporta benefici alla salute e consente ad esempio di investire i soldi risparmiati nella ricerca medica.

Gli oggetti connessi ampliano le possibilità di raccogliere e valutare dati rilevanti a livello medico per un lungo periodo, indipendentemente che lo si faccia volontariamente da casa o nell’ambito di studi. Se i dati dei wearables vengono inoltrati anonimamente e al di fuori della situazione artificiale di laboratorio, la società guadagna in questo modo dati preziosi in base ai quali si possono ricavare ipotesi affidabili per il riconoscimento preventivo di malattie. A tale riguardo l’Internet of Things migliora anche i procedimenti diagnostici.

I dispositivi medici dotati di intelligenza artificiale potrebbero inoltre fornire analisi più precise. Infine possono controllare in pochi secondi l’eventualità di molte malattie basandosi sui sintomi, includere l’anamnesi di un paziente e i risultati di laboratorio precedenti basandosi sulle cartelle sanitarie elettroniche e confrontarli con quelli dei pazienti della stessa età e sesso servendosi di schemi calcolati statisticamente. In tutto questo le macchine possono essere nettamente più veloci degli esseri umani e commettono anche meno errori.

Trattamento ambulante e stazionario

Non per tutti i tipi di malattie è necessario andare direttamente in ospedale. L’Internet delle cose aiuta quindi i pazienti a ricevere assistenza nel loro ambiente solito e a controllare il loro stato. Infatti la maggior parte delle persone si trova meglio tra le proprie quattro mura e anche gli anziani vogliono generalmente mantenere la loro indipendenza invece che andare in una casa di riposo. I wearables che misurano i segnali del corpo si adattano particolarmente bene ai controlli della salute.

Sul mercato sono anche disponibili vestiti con cui si può avviare una chiamata d’emergenza. Ci sono già persino tappeti con sensori anti caduta, dato che le cadute rappresentano un grande rischio soprattutto per gli anziani che non sono in grado di ricevere aiuto. I sensori del tappeto chiamano direttamente i soccorsi. I dosatori delle medicine collegate in rete, che controllano l’assunzione delle pillole, sono un altro esempio di applicazione nel settore della medicina e del benessere.

Nelle cliniche l’Internet delle cose serve soprattutto per ottimizzare i processi che aumentano così la sicurezza dei pazienti e le condizioni di igiene. I dosatori delle medicine collegati a Internet evitano errori e i sensori segnalano le discrepanze.

I pericoli dell’IoT: mancanza di privacy e possibilità di attacchi hacker

L’Internet of Things nasconde opportunità e rischi. Molti esperti vedono nell’IoT soprattutto un pericolo per la sfera privata. Inoltre non sussiste ancora un chiaro concetto per proteggere in modo affidabile i dati sensibili dagli hacker e dalle violazioni.

L’uomo di vetro: una distopia?

Elettrodomestici connessi, auto che si guidano da sole e braccialetti intelligenti per il fitness raccolgono dati senza sosta e in tutti gli ambiti della vita. Da tempo non si tratta più solo di dati sul comportamento di navigazione, ma anche di informazioni che finora non erano state valutate in quantità maggiori da nessun’altra tecnologia. In sintesi si ottiene un profilo personale preciso e possono anche consentire affermazioni sullo stato di salute dei relativi fruitori.

Questa situazione spinge i garanti dei dati personali ai limiti, che mettono in guardia dal pericolo dell’uomo di vetro. Anche nel caso in cui i dati vengano trasmessi in forma anonima e non si possano assegnare più a determinati utenti singoli, consentirebbero di tirare conclusioni sulle abitudini e sui comportamenti di determinati gruppi della popolazione. I garanti della privacy temono un sistema di sorveglianza dai risvolti orwelliani, qualora potessero accedere a questi dati quegli Stati in cui la democrazia e i diritti dell’uomo sono continuamente minacciati.

Molte aziende nutrono d’altra parte un interesse economico a raccogliere dati esaurienti. Già da ora alcune grandi aziende come Google, Amazon e Apple si contendono la leadership nell’ambito dei dispositivi IoT. Grazie a dati personalizzati le aziende possono diffondere tra i loro clienti offerte su misura e adattarsi meglio alle loro esigenze. Però basandosi sulle impostazioni di privacy ai consumatori è possibile controllare solo in maniera limitata quali dati vengano inoltrati dal dispositivo IoT al produttore e alle aziende partner.

Per questo motivo i garanti della privacy avvertono che il diritto all’autodeterminazione informativa è in pericolo. Recentemente la Global Privacy Enforcement Network (GPEN), l’associazione mondiale per la protezione dei dati, incaricata dalle Autorità di vigilanza di tutto il mondo controlla le norme in merito alla privacy di 300 dispositivi IoT. Da alcuni studi è emerso che i produttori davano nella maggior parte dei casi poche informazioni ai loro utenti per quanto riguardava l’utilizzo dei loro dati.

Come difendersi dagli attacchi hacker

I garanti della privacy considerano ancora più grave il fatto che finora si sia lavorato poco a soluzioni di sicurezza convincenti. Ciò rende l’Internet of Things soggetto agli attacchi hacker e al furto di dati, come confermano degli studi in merito. Sono state inoltre scoperte falle di sicurezza eclatanti nella maggior parte dei dispositivi smart analizzati. I dati personali sono stati spesso inoltrati senza essere crittografati ed esistevano innumerevoli punti di accesso per gli hacker. In questo modo risulterebbe più facile per i cybercriminali venire a conoscenza di dati sensibili, come foto private, carte di credito o password degli account e-mail.

Per via dell’estesa connessione molti dispositivi si scambiano senza sosta dati in maniera poco chiara. In questo modo l’Internet of Things risulta contestabile in molti punti e soggetto a manipolazioni. Se più oggetti sono collegati tra di loro, è semplice hackerare più dispositivi in un’unica volta da un’interfaccia. Tramite un fornello elettronico che si preriscalda automaticamente in una Smart Home, non appena l’inquilino torna a casa la sera e chiude automaticamente la porta, gli hacker potrebbero ottenere in fretta anche il controllo di porte e dell’impianto di allarme sfruttando la connessione. Infatti recentemente un’azienda IT ha hackerato come test un frigorifero Samsung e ha ottenuto l’accesso in questo modo anche alle password degli account Google del proprietario.

Gli hacker non sono solo in grado di accedere ai dati, bensì possono anche controllare tramite l’IoT i dispositivi hackerati e connessi al sistema. Di questo si sono ad esempio occupati i ricercatori di sicurezza analizzando una Jeep Cherokee connessa della Fiat Chrysler: dopo aver adescato l’auto tramite un’interfaccia, hanno preso il controllo da remoto attraverso i freni e il volante.

Alcuni esperti di sicurezza mettono in guardia che in un mondo sempre connesso anche fabbriche, impianti di rifornimento idrico e centrali nucleari non sarebbero sicure al cento percento da questo tipo di manipolazione. Comunque questi sono gli scenari peggiori, che si concentrano solo sui potenziali rischi dell’Internet of Things. La buona notizia è che stanno prendendo sempre più piede le voci che richiedono una maggiore sicurezza e l’affermazione di standard per la privacy, che vengono anche tenuti in considerazione dagli sviluppatori. Così si lavora già ad esempio a un’app per il router che dovrebbe essere in grado di controllare le operazioni degli elettrodomestici connessi e di impedire il traffico dati innaturale.

Punti deboli del sistema

Non solo gli attacchi hacker mirati sono un pericolo per i dispositivi IoT, ma lo sono anche gli errori di programmazione. I critici dell’Internet of Things rimandano al rischio di appoggiarsi troppo a una tecnologia apparentemente senza errori che si gestisca da sola. A causa di un bug un dispositivo potrebbe non vedere un valore al momento della diagnosi in uno studio medico connesso e prescrivere una medicina errata. Inoltre le città intelligenti richiedono un’infrastruttura complessa con migliaia di sensori e attuatori. Per evitare che questo sistema non si paralizzi da solo, deve essere oggetto di manutenzione e di controlli costanti da parte degli esseri umani.

IoT e neutralità della rete

Quali cambiamenti porta l’IoT alla società digitale? Le discussioni al riguardo si cimentano anche con il tema della neutralità della rete, che trova il suo fondamento nella tecnologia alla base dell’Internet delle cose. Il futuro standard di telefonia mobile 5G prevede il cosiddetto Network Slicing che suddivide l’Internet mobile in “fette” di rete virtuali. Queste si concentrano su diverse applicazioni e trasmettono i loro dati a velocità diverse. Da qui deriva una rete 5G flessibile, che tratta ad esempio le applicazioni vocali in maniera differente dallo streaming video e non le elabora contemporaneamente.

I sostenitori del Network Slicing sottolineano come questo processo sia necessario per gestire l’alto volume di dati e per garantire una trasmissione in tempo reale. Se tutti i pacchetti venissero trattati allo stesso modo, le applicazioni che provocano un grande volume di dati e richiedono una reazione in tempo reale non funzionerebbero bene. Un’auto che si guida da sola, che deve frenare velocemente, dovrebbe quindi avere una priorità più alta rispetto a un promemoria per la spesa.

I critici del Network Slicing vedono un attacco alla neutralità della rete. Internet come funziona finora non ci sarebbe più, visto che verrebbero preferiti determinati attuatori. Inoltre sarebbe pensabile che le aziende colleghino priorità di questo tipo a costi maggiori. Gli oppositori del Network Slicing temono perciò che questo limiti i consumatori. Inoltre nell’economia digitale potrebbe mettere a repentaglio la libera concorrenza, venendo ad esempio preferite le grandi aziende che possono sostenere costi maggiori rispetto alle start-up.

Se al momento della configurazione dell’Internet of Things, gli sviluppatori tenessero conto degli ammonimenti a riguardo, gli effetti positivi di questa nuova tecnologia sulla vita di tutti i giorni sarebbero enormi.

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