Ci sono molte vie per raccontare una buona storia: a seconda dell’azienda e in base alla migliore forma di contenuto o comunicazione per il target sono pensabili quasi tutti i tipi di approcci (multi)mediali, a partire dagli spot fino a storie nel formato testuale. In altre parole va messa al primo posto la domanda riguardante il target di riferimento: a chi deve indirizzarsi la storia? Qual è il collante che tiene unito questo gruppo? Quali sono i loro desideri, speranze o interessi? Quale mezzo viene preferito dal target a cui ci si rivolge? Dovete rispondere a simili domande prima di tutto tramite indagini di mercato e analisi sul target.
La storia deve essere espressa o comunicata sotto forma di un cortometraggio? Allora nello storytelling potete orientarvi sulla classica teoria della narrazione e dei drammi: si tratta di creare una continua tensione, di coinvolgere i lettori, gli ascoltatori o gli spettatori e di concludere con una morale o un messaggio.
Inizialmente si trova una situazione con la quale il target si può identificare. La storia dovrebbe disporre di una o più figure principali con cui i destinatari si possono ritrovare o immedesimarsi, così da accompagnare queste figure mentre risolvono un problema, superano degli ostacoli o portano a termine un percorso di sviluppo. La storia si conclude con un lieto fine: il problema o l’enigma è risolto, gli ostacoli sono stati superati, i personaggi hanno raggiunto con successo il loro obiettivo.
Sono da evitare intrecci complessi di diverse narrazioni, così come cambi di tempi e luoghi. Ciò non significa che la storia non possa trasmettere un messaggio più complesso, ma dovrebbe essere il più facile possibile da comprendere, così da non spaventare i destinatari e incoraggiarli allo stesso tempo a cimentarsi con il tema. In particolare nei testi online è da fare attenzione al fatto che gli utenti leggano in maniera discontinua e il tempo di attenzione è più breve.
Infatti, soprattutto in questo caso, è necessario che l’attenzione del lettore venga catturata sin dall’inizio. In quest’ottica ci si può orientare grosso modo ai canoni di narrazione classici, raccolti nelle tre unità aristoteliche, ovvero l’unità di luogo, di tempo e di azione. Come si differenzia il comportamento di lettura in rete rispetto ai media stampati lo spieghiamo in questo articolo.
Nel dinamico World Wide Web la prima frase può essere già decisiva. Si trovano molti esempi di buone prime frasi a cui ispirarsi nella storia della letteratura, ad esempio per citarne un paio: “Fermo davanti alla porta della prigione di Tegel, era libero”. (Alfred Döblin: Berlin Alexanderplatz, ed. Bur Rizzoli). Sin da subito il lettore è invogliato a proseguire con la lettura: di chi si sta parlando? Perché questa persona è stata in prigione e che cosa farà ora? Un secondo esempio: “Fu allora che vidi il pendolo” (Umberto Eco: Il Pendolo di Foucault). Con questa frase il lettore è catapultato già nel mezzo dell’azione e solo continuando a leggere scoprirà chi è il protagonista della storia e perché abbia a che fare con un pendolo.
Se la storia deve essere raccontata come uno spot con immagini in movimento, è necessario trasporre il tutto sotto forma di video. Ovviamente anche qui l’inizio, cioè i primi secondi, sono di vitale importanza: visto che i videoclip, oltre che sul blog aziendale, devono essere prevalentemente diffusi sui social media come YouTube o Facebook, perché basta un semplice click per passare a video offerti da terzi o distrarsi con il contenuto di altri link.
Gli esempi chiariscono il fatto che all’inizio di una storia non deve essere presentato il massimo contenuto informativo, ma piuttosto deve accadere il contrario: idealmente si comincia con un teaser che lascia spazio all’immaginazione e invita quindi a proseguire per scoprirne di più. Solo andando avanti con la storia verranno date delle risposte. Ciò risveglia l’interesse del destinatario e lo lega alla narrazione sfruttando l’intero campionario di tensioni per poi arrivare al lieto fine.