Le foto di una notte brava di qualche anno fa oppure l’impegno politico di allora del quale ora ci si vergogna: su Internet si trovano contenuti riguardo alla maggior parte delle persone, le quali preferirebbero non esistessero più perché sono ormai obsoleti, se non dannosi per la propria reputazione. Inizia a diventare rischioso quando si tratta di debiti passati o di controversie legali che potrebbero arrivare a ostacolare il piano di acquisto di una casa o la propria carriera futura.
Semplicemente, Internet non dimentica. Ma ciò non significa che gli interessati debbano assistere impotenti allo spettacolo senza poter agire: dal 2014, infatti, in Europa ci si può appellare al proprio “Diritto all’oblio” per far rimuovere a Google i risultati considerati non più rilevanti. Nel maggio 2014, in Lussemburgo, la Corte di giustizia dell’Unione Europea si è pronunciata riguardo a un caso simile e ha decretato che i motori di ricerca come Google sono tenuti a cancellare risultati su richiesta, se si tratta di dati personali sensibili che sono ormai non più veritieri o esagerati, o diventati ormai obsoleti o irrilevanti.
Nemmeno l’opinione pubblica ha diritto di accedere a questo tipo di informazioni, come è il caso per personaggi pubblici oppure per reati gravi. Da quando è stata emessa la sentenza della Corte di giustizia europea, Google ha eliminato centinaia di migliaia di risultati di ricerca.
Attenzione: chi pensa di potersi liberare del tutto di informazioni incriminanti, non si faccia illusioni. Le voci che vengono cancellate, infatti, sono solamente i risultati di ricerca, quindi i link che appaiono nelle SERPs dei motori di ricerca. Le stesse informazioni sono ancora rintracciabili sul web, semplicemente diventa più complicato trovarle.