Come chiedere a Google di cancellare dei contenuti

Le foto di una notte brava di qualche anno fa oppure l’impegno politico di allora del quale ora ci si vergogna: su Internet si trovano contenuti riguardo alla maggior parte delle persone, le quali preferirebbero non esistessero più perché sono ormai obsoleti, se non dannosi per la propria reputazione. Inizia a diventare rischioso quando si tratta di debiti passati o di controversie legali che potrebbero arrivare a ostacolare il piano di acquisto di una casa o la propria carriera futura.

Semplicemente, Internet non dimentica. Ma ciò non significa che gli interessati debbano assistere impotenti allo spettacolo senza poter agire: dal 2014, infatti, in Europa ci si può appellare al proprio “Diritto all’oblio” per far rimuovere a Google i risultati considerati non più rilevanti. Nel maggio 2014, in Lussemburgo, la Corte di giustizia dell’Unione Europea si è pronunciata riguardo a un caso simile e ha decretato che i motori di ricerca come Google sono tenuti a cancellare risultati su richiesta, se si tratta di dati personali sensibili che sono ormai non più veritieri o esagerati, o diventati ormai obsoleti o irrilevanti.

Nemmeno l’opinione pubblica ha diritto di accedere a questo tipo di informazioni, come è il caso per personaggi pubblici oppure per reati gravi. Da quando è stata emessa la sentenza della Corte di giustizia europea, Google ha eliminato centinaia di migliaia di risultati di ricerca.

 

Attenzione: chi pensa di potersi liberare del tutto di informazioni incriminanti, non si faccia illusioni. Le voci che vengono cancellate, infatti, sono solamente i risultati di ricerca, quindi i link che appaiono nelle SERPs dei motori di ricerca. Le stesse informazioni sono ancora rintracciabili sul web, semplicemente diventa più complicato trovarle.

La vicenda dello spagnolo che si è imposto su Google

Il pretesto per la decisione della Corte di giustizia europea è stato il ricorso dello spagnolo Mario Costeja González, il quale, ricercando il suo stesso nome sul motore di ricerca, era incappato in un elenco pubblicato nel 1998 dal quotidiano spagnolo La Vanguardia in cui compariva anche lui. L’elenco citava case da pignorare, e Costeja era un co-proprietario di uno degli immobili. Il motivo del pignoramento dovevano essere debiti nei confronti dell’assicurazione sociale pubblica.

Dopo che sia Google che La Vanguardia si erano rifiutati di rimuovere rispettivamente il link al sito web e l’elenco dei nomi dei pignorati, Costeja ha fatto ricorso all’agenzia spagnola per la protezione dei dati personali (Aepd). Questa ha mosso la richiesta a Google di eliminare i link alle pagine incriminanti nei confronti di Costeja, poiché i debiti erano stati pagati già da tempo e la diffusione delle informazioni su di lui lo stavano danneggiando a livello professionale. Il gigante dei motori di ricerca ha negato la richiesta e ha fatto a sua volta ricorso presso la Corte di giustizia europea, la quale ha però continuato a dare ragione allo spagnolo.

Le difficoltà nell’attuare il diritto all’oblio su scala internazionale

La vittoria di Costeja è stata festeggiata dalla comunità internazionale di Internet. Tuttavia la sentenza aveva un grande limite: Google è stato tenuto a rimuovere solamente i risultati riguardanti pagine europee. Chi inseriva il nome di Costeja su Google.com oppure su un’altra pagina che non fosse in Europa, trovava ancora il link che portava a La Vanguardia. A molte persone impegnate nella protezione dei dati personali, tra cui la commissione per la protezione dei dati francese CNIL, non bastava.

In seguito a ciò, Google ha esteso la cancellazione di voci: a partire da marzo 2016 i risultati di ricerca eliminati non sono visibili nemmeno su siti web internazionali, se la richiesta di ricerca proviene dal paese della persona che ha mosso ricorso per la rimozione degli esiti sul motore di ricerca. Si tratta dunque di un’estensione piuttosto ridotta: se, ad esempio, qualcuno fa cancellare dei dati relativi a persone su Google a partire dall’Italia, gli stessi dati sono rinvenibili in Francia attraverso Google.com.

Il CNIL non intendeva lasciare perdere e ha imposto una multa di 100.000 euro a Google. La multinazionale ha risposto facendo causa presso la Corte di cassazione francese. David Price, legale di Google, ha affermato che “Un paese non può creare leggi per altri paesi”. L’esito della sentenza è atteso al più presto nel 2017.

Anche Bing, il motore di ricerca di Microsoft, estende il diritto all’oblio all’estero seguendo le linee guida dettate da Google. I motori di ricerca utilizzano segnali legati alla localizzazione come gli indirizzi IP. Le modifiche valgono anche per richieste di rimozione inviate in passato.

Istruzioni su come rimuovere contenuti personali da Internet

Se intendete fare rimuovere informazioni su di voi dai risultati di ricerca su Google o Bing, procedete come segue:

  • Prima di tutto controllate su Internet ciò che riuscite a trovare su di voi. A questo scopo basta digitare il proprio nome su Google e su altri motori di ricerca: si tratta del cosiddetto “egosurfing”. Onde evitare che Google adatti i risultati in base alle vostre solite ricerche, è consigliabile utilizzare un motore di ricerca anonimo come impersonal.me. In più, qui potete scegliere da quale paese e su quale versione localizzata di Google navigare.
  • Verificate che le informazioni che vorreste eliminare dai risultati di ricerca siano anche effettivamente protette dal diritto all’oblio. È questo il caso se le informazioni pubblicate sono false, irrilevanti, oppure se non corrispondono più alla realtà attuale (come nel caso del pignoramento di Costeja, che era già stato risolto da anni) o se sono esagerate. Inoltre non dovrebbe sussistere alcun interesse pubblico al rinvenimento delle informazioni.
  • Appare scontato, ma viene spesso dimenticato: si ha diritto all’oblio nei confronti dei motori di ricerca solamente se si possiede la cittadinanza o in alternativa la residenza in uno stato europeo.
  • Formulate una richiesta: a questo proposito basta visitare l’apposita pagina di supporto di Google. Ulteriori informazioni riguardo alla richiesta di rimozione dei contenuti potete trovarle nelle FAQ.
  • Non dimenticate di formulare una richiesta di rimozione dei contenuti anche a Bing, e di informarvi su quali altri motori di ricerca offrono questa opportunità. Eventualmente potete direttamente domandare agli stessi oppure creare autonomamente un modulo, poiché, secondo la legge, tutti i motori di ricerca con sede nell’Unione Europea sono tenuti a garantire il diritto all’oblio.