Il computer grande quanto una carta di credito è composto da un single-board computer, sul quale si trovano anche diverse porte per collegare le periferiche (USB, HDMI, video, audio, ecc.), oltre all’hardware indispensabile del computer (processore, RAM, ecc.). Su uno slot si collega una carta micro SD, che diventa il disco rigido del computer e sulla quale si trova il sistema operativo. Il sistema operativo consigliato è Raspbian, basato su Debian, ma possono anche essere utilizzate altre distribuzioni di Linux o una versione particolare di Windows. Per collegarlo alla corrente basta un carica batterie micro-USB (ad esempio quello di uno smartphone) e si instaura una connessione ad Internet tramite un cavo di rete, utilizzando un’interfaccia Ethernet. Tramite una porta USB si possono collegare il mouse, la tastiera, hard disk esterni e molto altro. L’uscita HDMI è l’opzione più semplice per collegare uno schermo al Raspberry Pi. Inoltre sono disponibili più pin (ingressi o uscite) ai quali assegnare delle funzioni tramite programmazione.
Le componenti variano a seconda del modello. Il primo Raspberry Pi, Raspberry Pi 1, è uscito a febbraio 2012, seguito poi da altri modelli, sempre con un prezzo di partenza estremamente conveniente di massimo 35 dollari. A partire da febbraio 2016 viene distribuito il Raspberry Pi 3, che dispone di una CPU a 64 bit e, per la prima volta, ha già integrato il Wi-Fi e il Bluetooth (Low Energy).
Il nome del computer è un gioco di parole e viene pronunciato come il termine inglese per torta di lamponi, “raspberry pie”. La prima parte rimanda al nome di un frutto, come da tradizione nelle aziende di informatica, come Apple, Blackberry o Acorn, mentre “Pi” è l’abbreviazione di “python interpreter” (interprete python), visto che Python è il linguaggio di programmazione principale utilizzato dagli sviluppatori nel Raspberry Pi. Chi non ha esperienza con la programmazione, può anche ricorrere a Scratch, un linguaggio di programmazione visivo più semplice.