Se intendete velocizzare l’ottimizzazione per la voice search del vostro sito web è fondamentale innanzitutto capire fino a che punto le richieste di ricerca sono mutate tramite la nuova tecnologia. I cambiamenti più significativi riguardano la lingua stessa: le richieste di ricerca si allontanano dal linguaggio scritto e si avvicinano ad un uso più naturale del linguaggio. Ciò significa innanzitutto che le richieste di ricerca diventano più lunghe. Invece della quantità da una a tre parole chiave, che è consueta nell’utilizzo scritto dei motori di ricerca, le ricerche vocali sono costituite in media da due a quattro keyword e tendono a crescere. Parallelamente a ciò, cresce di pari passo anche la rilevanza delle longtail keyword.
Le richieste di ricerca sempre più lunghe vengono a crearsi nella seguente modalità: a causa di un utilizzo della lingua più spontaneo, le parole chiave vengono spesso integrate all’interno di domande. Se, ad esempio, un utente desidera ricevere informazioni riguardo un personaggio pubblico, probabilmente la ricerca vocale non sarà “Steve Jobs”, ma “Chi è Steve Jobs”. Va assolutamente tenuto in considerazione che al momento le cosiddette 5 W stanno conoscendo un vero e proprio boom: le particelle interrogative “chi”, “quando” e “dove” vengono utilizzate decisamente più frequentemente di “cosa”, “perché” o “come”. Nel frattempo, rispetto a qualche anno fa, l’assistente vocale ha sviluppato una capacità di comprendere sempre meglio anche le preposizioni (come ad esempio “da” o “a”) in modo da proporre risultati molto più adeguati a un’ipotetica ricerca come “volo da Berlino a Madrid”.
Da ciò risulta un ulteriore sviluppo che arriva a coinvolgere anche la classica ricerca testuale: il passaggio strutturale da keyword a contenuto. Le tradizionali money keyword, ovvero quelle che hanno un alto volume di ricerca, lo stanno via via perdendo, mentreguadagnano importanza i contesti semantici. Nell’analisi di richieste vocali spontanee si tratta soprattutto dell’intenzione ad esse connessa. In più, dalle ricerche sul comportamento degli utenti si evince che la voice search viene adoperata spesso e volentieri anche per procurarsi informazioni in generale: le richieste più concrete e le decisioni di acquisto avvengono solamente più tardi. In particolare il contenuto che offre informazioni concrete per la risposta di richieste di ricerca conduce dunque i ricercatori vocali al vostro sito web, mentre le parole chiave singole o il vostro prodotto concreto svolgono sempre meno questa funzione.
D’altra parte il comportamento di ricerca ormai mutato ha conseguenze di tipo tecnico: gli algoritmi, infatti, vengono costantemente modificati. Vanno soddisfatte le necessità dell’utente rispondendo direttamente alle sue domande, ed è quello che cerca di fare, ad esempio, il Knowledge Graph di Google, che è stato introdotto nel 2012. La funzione di ricerca mostra diversi esiti in un’area specifica collocata sopra i classici risultati di ricercae fornisce anche illustrazioni e brevi riassunti relativi al termine di ricerca, in modo che l’utente non debba visitare altri siti web. In questo modo Google si evolve fino a diventare una macchina di risposta autonoma. Gli utenti si fanno spesso leggere a voce queste risposte, ad esempio dall’assistente Google Now. Anche questi sono passi decisivi verso la naturale comunicazione bidirezionale tra essere umano e tecnologia.
La popolarità di tali risposte automatiche è problematica dal punto di vista dei gestori di siti web, poiché riduce il traffico già normalmente condizionato dalle ricerche di Google. Rimane tuttavia da domandarsi se gli utenti che preferiscono le risposte dirette sono poi gli stessi visitatori che effettivamente sono potenzialmente interessati a lungo termine, o comunque in maniera più approfondita, ai siti web in questione.
Ma c’è un altro sviluppo tecnico che complica l’ottimizzazione effettiva per i motori di ricerca: si tratta di nuovi algoritmi che mirano maggiormente a contenuti personalizzati per poter fornire risultati di ricerca e annunci pubblicitari su misura dell’utente. Per questa personalizzazione gli assistenti personali vocali danno informazioni dettagliate: questi sono il punto di incontro tra l’utente, il suo dispositivo di inserimento della richiesta e la navigazione, o meglio, la ricerca sul web, e così raccolgono informazioni variegate sull’utente. I contenuti personalizzati rendono quindi più difficoltosi i processi di valutazione e calcolo SEO, poiché gli assistenti inseriti nella ricerca vocale e i loro dati non sono rilevabili dai marketer e dai gestori di siti web.
Anche il trend della ricerca vocale geolocalizzata viene adottato da Google. L’aggiornamento per l’algoritmo di ricerca “Pigeon” mirava soprattutto a dare migliore visibilità alle attività locali. Salta all’occhio che, rispetto alla ricerca digitata, la ricerca vocale mostra già adesso risultati locali con una probabilità tre volte maggiore. Simili sviluppi tecnologici dovrebbero essere tenuti in considerazione durante il processo di ottimizzazione della voice search per il vostro sito web.