Anche se i social media diventano sempre più importanti nella fornitura di informazioni, i siti web classici continuano comunque a contenere molto contenuto. Ad esempio giornali e riviste sono molto apprezzati anche sul web. Chi naviga online è ormai abituato a ricevere consigli di lettura non appena ha terminato di leggere un articolo online. Proprio su questo fa leva Outbrain.
Outbrain è un content distribution network nonché un’interessante alternativa a Google AdWords. In quanto tale l’azienda vuole mediare tra aziende ed editori. L’idea è che invece degli annunci pubblicitari classici, ovvero gli Display Ads, le aziende producano del contenuto redazionale che possa essere interessante per il lettore. I post selezionati possono poi essere integrati su altri popolari siti Internet. Per farlo però il gestore del sito web richiede una quota. Il motivo per cui si sono stabiliti network come Outbrain è per evitare che di volta in volta sia necessario che i gestori di siti web e gli editori stipulino un contratto.
Outbrain mette a disposizione un widget che i gestori possono integrare sui propri siti web. In tal modo i visitatori ricevono consigli per quel che riguarda altri articoli potenzialmente per loro interessanti che non si trovano sullo stesso sito ma su siti dell’inserzionista. Un clic sull’immagine Thumbnail o sul titolo sono sufficienti per portare gli utenti al sito di destinazione. Gli inserzionisti devono pagare solamente quando gli utenti cliccano sui link mostratigli (CPC). A questo scopo si determina un budget e una volta esaurito gli articoli non verranno più mostrati.
Un ulteriore vantaggio nel caso in cui decideste di optare per Outbrain è che, stando a quanto dichiarato dall’azienda stessa, sono più di 50 gli algoritmi che funzionano in maniera interlacciata per far sì che agli utenti venga mostrato del contenuto che gli piaccia davvero. Per riuscirci gli algoritmi pongono la propria attenzione al contesto dell’articolo attuale, al comportamento del gruppo target e sul comportamento di navigazione del singolo utente. Inoltre Outbrain utilizza cookie, che gli utenti possono tuttavia bloccare attraverso l’opt-out. Infine Outbrain tenta di capire quando un articolo non è più rilevante, poiché ad esempio non più attuale. Tali articoli vengono così esclusi dal widget.
Per la creazione di una campagna scegliete il titolo e l’immagine d’anteprima. Ciò significa che il titolo del link, ovvero come viene mostrato attraverso il widget, non deve combaciare con il titolo dell’articolo linkato. Questo è particolarmente importante quando avete interesse a perseguire finalità SEO con il vostro contenuto. La parola chiave presente nel titolo funziona particolarmente bene per i motori di ricerca, ma non deve invitare gli utenti a cliccare assolutamente sul link – a differenza di quanto accada con le inserzioni pubblicitarie. In secondo luogo stabilite un budget e l’offerta CPC per l’asta; infatti anche Outbrain mette all’asta gli spazi pubblicitari disponibili.
Tra l’altro dovete impostare il target e periodo della campagna, nel caso in cui non vogliate che continui fino al termine del budget. Per il target avete la possibilità di indicare geograficamente dove volete che il vostro contenuto venga mostrato, così come anche i dispostivi utilizzati dagli utenti. Un avviso a fianco della tabella delle impostazioni vi mostra il raggio d’azione previsto in base alla vostra configurazione. Con questi pochi passaggi la vostra campagna è già pronta ad andare online. La sua efficacia è facilmente misurabile. Il test A/B vi permette di individuare la strategia migliore.
All’interno di una campagna potete promuovere anche solo un articolo, dotarlo di immagini e titoli e provare quale variante funziona meglio e genera più clic. Questa ottimizzazione dei link porta tuttavia a uno dei più grandi problemi di Outbrain, in comune con altri servizi, ovvero il clickbait. Invece di mostrare contenuti realmente rilevanti, i lettori vengono invogliati a cliccare con link molto promettenti, finendo però su siti che contengono però quasi unicamente pubblicità.
Le linee guida chiare di Outbrain servono a tentare di ridurre questo problema proibendo, oltre a contenuti sessuali o illegali, anche link puramente pubblicitari o titoli che possano creare confusione. L’applicazione di queste regole risulta però complicata. È tuttavia probabile che la colpa ricada sugli editori. Outbrain, così come i suoi concorrenti, sono un’importante risorsa per il finanziamento di media online.